Gli ultimi dati provvisori Istat
restituiscono un quadro sempre più allarmante per quanto riguarda la situazione
dell’occupazione in Italia. A novembre 2014, il tasso di disoccupazione tra i
15 e i 24 anni è arrivato al 43,9%, il livello più elevato da quando esistono
le serie storiche (1997). Il tasso di disoccupazione generale ha raggiunto il
13,4%: i senza lavoro sono 3 milioni e 457 mila. Cala il numero di occupati (22
milioni e 310 mila, - 48 mila rispetto al mese precedente) e il tasso di
occupazione, pari al 55,5%.
Sale, sale, sale. E sembra che non ci sia nulla in grado di
fermarlo. Il tasso di disoccupazione
giovanile in Italia è aumentato ancora. A novembre 2014 ha raggiunto il
43,9%, 0,6 punti percentuali in più rispetto al mese precedente e 2,4 punti in
più rispetto al novembre 2013. A
rilevarlo è l’Istat nelle stime
provvisorie. Si tratta della percentuale di disoccupazione tra i 15 e i 24 anni
più alta dall’inizio delle serie
storiche, cioè dal 1977, e da quello delle serie mensili (2004).
È un contesto in cui anche la disoccupazione generale fa registrare dati allarmanti. Il numero di
disoccupati è pari a 3 milioni e 457 mila, l'1,2% rispetto al mese precedente
(40 mila unità in più) e l’8,3% in più rispetto al novembre 2013 (264 mila in
più). Il tasso di disoccupazione è
pari al 13,4% (+0,2% rispetto a ottobre e +0,9% su base annua).
In questo quadro, gli under 25 che non riescono a trovare lavoro sono 729 mila, con un’incidenza del 12,2% rispetto alla loro fascia d’età, in lieve aumento rispetto al mese precedente (+0,3%) e in crescita di 1,1 punti percentuali sui dodici mesi.
Un giovane su dieci è disoccupato, quindi. Come precisa l’Istat, il tasso di disoccupazione giovanile è calcolato come la quota di giovani senza lavoro sul totale di chi lavora o è in cerca (gli attivi). Non è corretto pertanto dire, come spesso accade, che due under 25 su cinque sono disoccupati.
In questo quadro, gli under 25 che non riescono a trovare lavoro sono 729 mila, con un’incidenza del 12,2% rispetto alla loro fascia d’età, in lieve aumento rispetto al mese precedente (+0,3%) e in crescita di 1,1 punti percentuali sui dodici mesi.
Un giovane su dieci è disoccupato, quindi. Come precisa l’Istat, il tasso di disoccupazione giovanile è calcolato come la quota di giovani senza lavoro sul totale di chi lavora o è in cerca (gli attivi). Non è corretto pertanto dire, come spesso accade, che due under 25 su cinque sono disoccupati.
Il numero di giovani
inattivi è pari a 4 milioni 304 mila, in calo dello 0,5% rispetto al mese
precedente (-22 mila) e del 2,1% nei dodici mesi (-93 mila). Il tasso di inattività della fascia 15-24
anni è pari al 72,1%, diminuisce di 0,3 punti percentuali nell’ultimo mese e di
1,1 punti rispetto al 2013.
Se invece si fa riferimento agli inattivi tra i 15 e i 64 anni, il numero cala dello 0,1 rispetto a ottobre e del 2,2% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività, pari al 35,7%, rimane invariato rispetto al mese precedente e scende di 0,7 punti su base annua.
La situazione non è serena neanche per quanto riguarda il tasso di occupazione, che è pari al
55,5%, scende di 0,1% rispetto al mese precedente e resta invariato rispetto a
dodici mesi prima. A novembre gli
occupati erano 22 milioni 310 mila, 48 mila in meno rispetto a ottobre
(-0,2%) e 42 mila rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-0,2%).
Le cifre diventano sempre più marcate. Così nette che a volte rischiano di non fare neanche effetto su chi le osserva. Di mese in mese, salvo alcune eccezioni, il quadro peggiora anziché migliorare. A volte, per trovare delle statistiche incoraggianti, è necessario forzare la lettura dei numeri mettendo in evidenza solo i dati positivi. In questo caso, nessun gioco di prestigio. Nessuna illusione ottica. La situazione del lavoro in Italia sembra la più cupa degli ultimi anni.
Le cifre diventano sempre più marcate. Così nette che a volte rischiano di non fare neanche effetto su chi le osserva. Di mese in mese, salvo alcune eccezioni, il quadro peggiora anziché migliorare. A volte, per trovare delle statistiche incoraggianti, è necessario forzare la lettura dei numeri mettendo in evidenza solo i dati positivi. In questo caso, nessun gioco di prestigio. Nessuna illusione ottica. La situazione del lavoro in Italia sembra la più cupa degli ultimi anni.
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