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venerdì, maggio 22, 2015

Regno Unito, le opportunità per gli infermieri sono almeno 3.000 (e c’è chi dice oltre 100 mila)


In Inghilterra le chance per chi svolge professioni infermieristiche sono numerosissime, anche se le cifre sulle posizioni aperte non sono univoche. Per farsi assumere, c’è chi sceglie di farsi selezionare già nel proprio Paese attraverso le agenzie per il lavoro e chi invece prova a farsi strada autonomamente. I salari di partenza sono di circa 22 mila sterline allanno (circa 30 mila euro)


Fino a qualche anno fa era una delle professioni più richieste in Italia. Studiare per diventare infermiere significava, nella maggioranza dei casi, garantirsi un lavoro. Ora non è più così: anche nel nostro Paese è diventato difficile trovare unoccupazione.

Ma ci sono Paesi europei in cui le opportunità di impiego per queste figure professionali non mancano perché lofferta è ben inferiore alla domanda. Uno di questi Paesi è il Regno Unito, dove centinaia - e a volte migliaia - di professionisti italiani vengono assunti ogni anno per andare a lavorare in ospedali, cliniche e strutture mediche di vario tipo.

Sul numero delle offerte di lavoro Oltremanica per infermieri, esistono riferimenti molto contrastanti. Dalla Government's Shortage Occupations List, ovvero lelenco delle posizioni lavorative aperte nei vari settori produttivi compilato dal governo britannico nel sito visabureau.com, emerge che tra infermieri di vario genere, infermieri da sala operatoria e specialisti per la terapia intensiva dei neonati, al 20 maggio risultano 3.211 vacancy.

Ufficialmente, quindi, c’è posto per più di tremila persone. Ma se si guarda ad altre fonti, non governative, le disponibilità risultano essere molte di più. Stando ad alcune stime recenti, ci saranno almeno 20 mila nuove assunzioni nel sistema britannico fino a fine 2016.

Secondo il popolare sito di annunci di lavoro Adzuna.co.uk, molto frequentato proprio per le professioni relative allhealthcare, sarebbero oltre 126 mila le offerte legate allattività infermieristica di vario genere.

Certo, c’è la probabilità che più di qualche annuncio contenga la stessa proposta di lavoro da parte delle aziende. Ma il dato resta comunque impressionante e dà lidea di quanto il Regno Unito abbia bisogno di profili di questo tipo.


Non a caso, alcune indagini recenti suggeriscono che almeno un infermiere su cinque in Inghilterra viene dallestero. In particolare da Spagna, Portogallo e Filippine. Ma anche lItalia, come detto, non è da meno.

Con salari che partono da 22 mila sterline allanno (circa 30 mila euro), ma che possono crescere con lesperienza fino a raggiungere picchi di 100 mila sterline annue (circa 140 mila euro), è comprensibile che le opportunità, quasi sempre full time e a tempo indeterminato, risultino attraenti.

Il recruiting avviene sostanzialmente in due modi. In molti casi, il primo processo di selezione viene effettuato, da parte di alcune agenzie per il lavoro (tra cui, in Italia, Synergie), direttamente nei Paesi di provenienza degli infermieri.

Questa modalità consente normalmente di affrontare il trasferimento e lesperienza lavorativa in Gran Bretagna con meno difficoltà pratiche e burocratiche.

Scegliendo questa via, spesso i neoassunti ricevono un aiuto nel cercare un alloggio e vengono agevolati nel percorso di iscrizione allNMC (Nursing and Midwifery Council), l'autorità di regolamentazione per le professioni infermieristiche e ostetriche in Gran Bretagna che si occupa soprattutto dellaggiornamento professionale degli infermieri.

Laltra opzione è quella di recarsi in Inghilterra, iscriversi autonomamente allNMC e rispondere a vari annunci. Di solito, i requisiti per candidarsi a queste offerte, oltre ovviamente alla laurea in scienze infermieristiche, sono la conoscenza dellinglese almeno a livello medio (B1) e appunto linizio del processo di iscrizione al Nurse and Midwifery Council.

lunedì, maggio 18, 2015

Doityo, ecco l’app per condividere (e trovare) lavoro a km zero




Davide Alfano, imprenditore edile di 51 anni, ha ideato unapplicazione che consente, attraverso il meccanismo della geolocalizzazione, di far incontrare nello stesso quartiere o nella stessa zona persone che hanno bisogno di manodopera di vario tipo (idraulici, imbianchini, baby sitter e così via) e lavoratori disposti a eseguire quei lavoretti. Lidea di fondo è la condivisione sociale del lavoro: chi deve assegnare un incarico, privilegia chi gli è vicino ed è più in difficoltà”


Nellepoca della sharing economy, anche il lavoro si può condividere. Ed è giusto condividerlo in modo solidale con le persone che ci vivono accanto e che ne hanno necessità. È stata questa la molla che ha spinto Davide Alfano, imprenditore edile di 51 anni, a ideare Doityo (abbreviazione di do-it-yourself, ovvero fai da te), unapp che permette di far incontrare, nello stesso quartiere o nella stessa area, chi è disposto a fare lavori e lavoretti di vario tipo (idraulici, imbianchini, baby sitter, elettricisti, insegnanti per lezioni private, camerieri e così via) con chi ha bisogno di quelle prestazioni. In altre parole, unapp per trovare lavoro a km zero.

Grazie al meccanismo della geolocalizzazione, che copre un raggio di 60 km dal posto in cui si effettua la ricerca, chi si offre per un lavoro e vive più vicino al richiedente ha più possibilità di essere scelto rispetto ai lavoratori che vivono più distanti. Doityo non è una normale bacheca online con annunci di lavoro, dice a Synforma lideatore Davide Alfano.

Serve a facilitare gli incontri. Chi vuole trovare unoccupazione - per ora non si tratta di lavori che prevedono unassunzione ma stiamo lavorando per andare in quella direzione - si iscrive, inserisce i suoi dati, le sue competenze, spiega perché si iscrive e ha finito: il suo profilo finisce sulla piattaforma e può essere visualizzato da chi è in cerca di persone pronte a fare determinati lavori

Lapp individua diverse categorie di lavoro e ognuno, a prescindere dalla sua formazione e dalla sua carriera professionale, può candidarsi per tre settori. Lidea con cui è nato Doityo - spiega Alfano - è quella di stimolare lautoimprenditorialità, fare in modo che chi è disoccupato o ha difficoltà nel mondo del lavoro usi questa chance per rimettersi in gioco. E dallaltra parte, in base a quel concetto che io chiamo condivisione solidale del lavoro, chi ha bisogno di qualcuno che gli faccia un lavoro dovrebbe privilegiare chi gli sta intorno e chi ha più voglia di rimettersi in gioco.

In altre parole, lapp, disponibile in quattro lingue (italiano, inglese, francese e tedesco), consente ai richiedenti di vedere, tra chi è disponibile per svolgere un certo compito, chi è più vicino. Si può lanciare lofferta e chi la riceve può candidarsi.

A quel punto, quando il datore di lavoro ha scelto il lavoratore, a tutti gli altri arriva una notifica che li informa del fatto che il lavoro è stato assegnato.

Chi assegna il lavoro è anche libero di vedere a uno a uno i profili disponibili per un certo tipo di intervento e di inviare la propria offerta soltanto a uno. E per orientarsi nella decisione, lapp offre anche un sistema di recensioni in base a cui i committenti possono dare un punteggio alle prestazioni in modo da creare un network tra i profili fondato su fiducia e capacità riconosciute.

Nel profilo c’è anche unagenda settimanale, in cui ogni professionista può indicare le proprie disponibilità”, precisa il fondatore. Così non c’è il rischio che qualcuno contatti lavoratori già impegnati altrove.

Al momento, a Doityo, che è un progetto autofinanziato, lavorano 3 persone. Il mercato di riferimento è lItalia, in cui il servizio è stato lanciato il primo maggio. In due settimane sono stati circa tremila gli iscritti, in varie parti del Paese, soprattutto in Lombardia e Lazio.

Sì, ma cosa ci guadagna lapp? Chi riceve il lavoro, al momento dellaccettazione, paga alla piattaforma un certo numero di crediti a seconda del tipo di incarico e del compenso che riceverà: i crediti - allinizio ogni iscritto ne riceve gratuitamente 50 - sono poi acquistabili a basso costo, per nuovi lavori, attraverso lapplicazione. Se un mezzo facilita la possibilità di trovare lavoro è giusto che venga ripagato con una piccola ricompensa.

Ma Alfano non esclude cambi di business model in corsa. A seconda dei risultati che otterremo con la piattaforma potremmo anche pensare di regalare i crediti a chi lavora e di monetizzare in modi diversi.

mercoledì, maggio 13, 2015

Pensioni: 16 milioni di pensionati e 6,2 milioni iscritti ai fondi. Un rapporto squilibrato?



In vista della Giornata Nazionale della Previdenza e del Lavoro a Napoli, Itinerari previdenziali ha fotografato lo stato della previdenza in Italia: tra i pensionati, 8,5 milioni hanno una pensione assistita, mentre si spende di più per il gioco dazzardo che per il welfare integrativo. Nota positiva per gli under 40: con il progetto Inps La mia pensione possono sapere quanto devono aspettare per ritirarsi dal lavoro e quale potrebbe essere limporto dellassegno pensionistico


Oltre 16 milioni di pensionati, di cui 8,5 milioni (circa il 52,2%) con una pensione assistita, ovvero con unintegrazione o un sussidio offerti dallo Stato come forma di assistenza sociale o per invalidità civile. E sono 6,2 milioni gli italiani iscritti ai fondi pensione, per i quali ogni anno vengono spesi 6,73 miliardi di euro (al netto del Tfr).

A scattare la fotografia dello stato delle pensioni in Italia è Itinerari previdenziali, una realtà che opera nel campo della comunicazione legata al welfare e organizza la Giornata Nazionale della Previdenza e del Lavoro, in programma a Napoli il 12, 13 e 14 maggio.

In questo quadro, che ruolo giocano i fondi pensione? Al momento, secondo le stime presentate da Alberto Brambilla, presidente di Itinerari previdenziali, il denaro destinato dagli italiani alla previdenza integrativa è ancora poco. Nonostante le risorse non manchino. A fronte dei 6,73 miliardi di euro investiti in fondi pensione (1.085 euro pro capite allanno), gli italiani spenderebbero 16,6 miliardi allanno per avere i consulti di maghi e fattucchiere: i fruitori abituali sarebbero 13 milioni. Allo stesso modo, 15 milioni di italiani dilapiderebbero 24 miliardi di euro allanno per il gioco dazzardo: 1.300 euro al mese a testa.

Non stupisce quindi, come evidenzia lOcse, che il rapporto tra il patrimonio complessivo gestito dai fondi pensione in Italia rispetto al Pil sia pari a 6,1 su 100. Negli altri Paesi industrializzati, la media ponderata è di 84,2 su 100. E in alcuni casi è addirittura superiore, come in Olanda dove il rapporto è di 166,3 su 100.

Accanto al tema della previdenza integrativa, c’è quello che riguarda il conoscere limporto della propria pensione in anticipo in modo da regolarsi ed effettuare scelte ponderate. A questo proposito, è da tenere docchio il progetto Inps, appena lanciato, La mia pensione, in base al quale i lavoratori con meno di 40 anni di età (17,8 milioni per il 2015 e altri 3,5 milioni a partire da gennaio 2016) potranno, da maggio, fare la proiezione sul periodo in cui potranno andare in pensione e, soprattutto, sullimporto che potranno ricevere. La risposta è già stata ampia, visto che nei primi giorni di maggio lInps ha registrato già 200 mila accessi di under 40 intenzionati a conoscere i propri tempi di attesa pensionistica.