Dal 3 aprile è possibile richiedere l’anticipo del trattamento di fine rapporto. Ma un’indagine SWG-Confesercenti ha rilevato che solo il 17% dei lavoratori ha deciso di aderire, mentre il restante 83% lascerà la somma in azienda. A pesare sulla scelta anche la tassazione ordinaria dell’anticipo. Secondo i calcoli della Fondazione studi dei Consulenti del Lavoro, la misura potrà essere davvero conveniente solo per i lavoratori con un reddito fino a 15 mila euro.
Dal 3 aprile si può
chiedere l’anticipo del Tfr
(Trattamento di fine rapporto) in busta paga, così come promesso da Matteo Renzi e dal suo governo. A
stabilirlo è stato
il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri pubblicato in Gazzetta
ufficiale il 19 marzo scorso. Chiunque abbia almeno sei mesi di anzianità
in azienda e sceglie di avvalersi di questa opportunità, può fare la richiesta in qualunque momento ma non può
cambiare idea fino al 30 giugno 2018
L’anticipo è definito Quir, quota integrativa della retribuzione,
e potrà essere
richiesto da tutti i lavoratori dipendenti, fatta eccezione per quelli della Pa.
Bisogna presentare un modulo semplice e precompilato.
Una convenzione con l’Abi, l’associazione bancaria italiana, stipulata con Ministero dell’Economia, Ministero del Lavoro e Inps, consente anche alle aziende di piccole dimensioni di accedere a prestiti agevolati per far fronte alle richieste di anticipo del Tfr da parte dei dipendenti. Nelle aziende sotto i 50 dipendenti, infatti, il Tfr accantonato non viene consegnato all’Inps ma gestito autonomamente e costituisce un utile tesoretto di liquidità.
Ma ai lavoratori conviene? E soprattutto, piace? Un’indagine SWG-Confesercenti condotta su dipendenti e imprenditori e pubblicata a fiine febbraio 2015 ha rilevato che l’adesione a questa formula è ancora scarsa. Solo sei dipendenti su cento lo hanno già chiesto ai propri datori di lavoro e un ulteriore 11% ha intenzione di avvalersi del beneficio entro l’anno.
Complessivamente, il 17% di chi
lavora preferisce avere subito la liquidità garantita dal trattamento di fine rapporto. Resta però un 83% di lavoratori che preferisce lasciare il Tfr e
mantenere la situazione inalterata.
Anche le imprese sono sulla stessa lunghezza d’onda: l’82% non ha ricevuto o prevede di non ricevere richieste di Tfr in busta paga. Se così fosse, sarebbe una buona notizia per molti imprenditori, visto che il 79% delle imprese segnala problemi nell’ottenere prestiti dalle banche per corrispondere ai dipendenti il Tfr in busta paga.
Chi ha scelto (o sceglierà) di avere il Tfr in busta paga lo fa, secondo l’indagine, per avere maggiore liquidità necessaria a saldare debiti pregressi (24%), ad accumulare risorse da destinare alla previdenza integrativa (20%); fare acquisti (19%). Il 35% di quelli che lo hanno richiesto, invece, non sa ancora come impiegare la somma in più.
I motivi di chi non ha aderito sono invece: il desiderio di ottenere tutto il Tfr a fine carriera (58%), il fatto che il Tfr in busta paga è tassato con aliquota ordinaria e non ridotta come accade quando il trattamento viene erogato a fine rapporto di lavoro (30%); l’intenzione di non mettere in difficoltà l’azienda (10%); il fatto che sul luogo gli è stato sconsigliato apertamente (2%).
Anche le imprese sono sulla stessa lunghezza d’onda: l’82% non ha ricevuto o prevede di non ricevere richieste di Tfr in busta paga. Se così fosse, sarebbe una buona notizia per molti imprenditori, visto che il 79% delle imprese segnala problemi nell’ottenere prestiti dalle banche per corrispondere ai dipendenti il Tfr in busta paga.
Chi ha scelto (o sceglierà) di avere il Tfr in busta paga lo fa, secondo l’indagine, per avere maggiore liquidità necessaria a saldare debiti pregressi (24%), ad accumulare risorse da destinare alla previdenza integrativa (20%); fare acquisti (19%). Il 35% di quelli che lo hanno richiesto, invece, non sa ancora come impiegare la somma in più.
I motivi di chi non ha aderito sono invece: il desiderio di ottenere tutto il Tfr a fine carriera (58%), il fatto che il Tfr in busta paga è tassato con aliquota ordinaria e non ridotta come accade quando il trattamento viene erogato a fine rapporto di lavoro (30%); l’intenzione di non mettere in difficoltà l’azienda (10%); il fatto che sul luogo gli è stato sconsigliato apertamente (2%).
Oltre alla volontà di avere un gruzzoletto al termine del proprio percorso di lavoro, molti dipendenti sono stati scoraggiati dalla tassazione ordinaria di questa somma. Stando ai calcoli della Fondazione studi dei Consulenti del Lavoro, il Tfr in busta paga potrà essere davvero conveniente per i lavoratori con un reddito fino a 15 mila euro. Chi ha un reddito superiore a questa soglia, pagherà più tasse. Prendendo il caso di un reddito piuttosto alto, 90 mila euro annui, l’aggravio sarebbe di 569 euro all’anno.