Davide Alfano, imprenditore edile di 51 anni, ha ideato un’applicazione
che consente, attraverso il meccanismo della geolocalizzazione, di far
incontrare nello stesso quartiere o nella stessa zona persone che hanno bisogno
di manodopera di vario tipo (idraulici, imbianchini, baby sitter e così via) e lavoratori
disposti a eseguire quei lavoretti. “L’idea
di fondo è la
condivisione sociale del lavoro: chi deve assegnare un incarico, privilegia chi
gli è vicino
ed è più in difficoltà”
Nell’epoca della sharing economy,
anche il lavoro si può condividere. Ed è giusto condividerlo in modo solidale
con le persone che ci vivono accanto e che ne hanno necessità.
È stata questa la molla che ha spinto Davide
Alfano, imprenditore edile di 51 anni, a ideare Doityo (abbreviazione di
do-it-yourself, ovvero “fai da te”),
un’app
che permette di far incontrare, nello stesso quartiere o nella stessa area,
chi è disposto
a fare lavori e lavoretti di vario tipo (idraulici,
imbianchini, baby sitter, elettricisti, insegnanti per lezioni private,
camerieri e così via)
con chi ha bisogno di quelle prestazioni. In altre parole, un’app
per trovare lavoro a km zero.
Grazie al meccanismo della geolocalizzazione, che copre un raggio di 60 km dal posto in cui si effettua la ricerca, chi si offre per un lavoro e vive più vicino al richiedente ha più possibilità di essere scelto rispetto ai lavoratori che vivono più distanti. “Doityo non è una normale bacheca online con annunci di lavoro”, dice a Synforma l’ideatore Davide Alfano.
“Serve a facilitare gli incontri. Chi vuole trovare un’occupazione - per ora non si tratta di lavori che prevedono un’assunzione ma stiamo lavorando per andare in quella direzione - si iscrive, inserisce i suoi dati, le sue competenze, spiega perché si iscrive e ha finito: il suo profilo finisce sulla piattaforma e può essere visualizzato da chi è in cerca di persone pronte a fare determinati lavori”
Grazie al meccanismo della geolocalizzazione, che copre un raggio di 60 km dal posto in cui si effettua la ricerca, chi si offre per un lavoro e vive più vicino al richiedente ha più possibilità di essere scelto rispetto ai lavoratori che vivono più distanti. “Doityo non è una normale bacheca online con annunci di lavoro”, dice a Synforma l’ideatore Davide Alfano.
“Serve a facilitare gli incontri. Chi vuole trovare un’occupazione - per ora non si tratta di lavori che prevedono un’assunzione ma stiamo lavorando per andare in quella direzione - si iscrive, inserisce i suoi dati, le sue competenze, spiega perché si iscrive e ha finito: il suo profilo finisce sulla piattaforma e può essere visualizzato da chi è in cerca di persone pronte a fare determinati lavori”
L’app individua diverse categorie di lavoro e ognuno, a prescindere dalla sua formazione e dalla sua carriera professionale, può candidarsi per tre settori. “L’idea con cui è nato Doityo - spiega Alfano - è quella di stimolare l’autoimprenditorialità, fare in modo che chi è disoccupato o ha difficoltà nel mondo del lavoro usi questa chance per rimettersi in gioco. E dall’altra parte, in base a quel concetto che io chiamo ‘condivisione solidale del lavoro’, chi ha bisogno di qualcuno che gli faccia un lavoro dovrebbe privilegiare chi gli sta intorno e chi ha più voglia di rimettersi in gioco”.
In altre parole, l’app, disponibile in quattro lingue
(italiano, inglese, francese e tedesco), consente ai richiedenti di vedere,
tra chi è disponibile
per svolgere un certo compito, chi è più vicino. Si può lanciare l’offerta e chi la riceve può candidarsi.
A quel punto, quando il “datore di lavoro” ha scelto il lavoratore, a tutti gli altri arriva una notifica che li informa del fatto che il lavoro è stato assegnato.
Chi assegna il lavoro è anche libero di vedere a uno a uno i profili disponibili per un certo tipo di intervento e di inviare la propria offerta soltanto a uno. E per orientarsi nella decisione, l’app offre anche un sistema di recensioni in base a cui i committenti possono dare un punteggio alle prestazioni in modo da creare un network tra i profili fondato su fiducia e capacità riconosciute.
“Nel profilo c’è anche un’agenda settimanale, in cui ogni professionista può indicare le proprie disponibilità”, precisa il fondatore. “Così non c’è il rischio che qualcuno contatti lavoratori già impegnati altrove”.
Al momento, a Doityo, che è un progetto autofinanziato, lavorano 3 persone. Il mercato di riferimento è l’Italia, in cui il servizio è stato lanciato il primo maggio. In due settimane sono stati circa tremila gli iscritti, in varie parti del Paese, soprattutto in Lombardia e Lazio.
Sì, ma cosa ci guadagna l’app? “Chi riceve il lavoro, al momento dell’accettazione, ‘paga’ alla piattaforma un certo numero di crediti a seconda del tipo di incarico e del compenso che riceverà: i crediti - all’inizio ogni iscritto ne riceve gratuitamente 50 - sono poi acquistabili a basso costo, per nuovi lavori, attraverso l’applicazione. Se un mezzo facilita la possibilità di trovare lavoro è giusto che venga ripagato con una piccola ricompensa”.
Ma Alfano non esclude cambi di business model in corsa. “A seconda dei risultati che otterremo con la piattaforma potremmo anche pensare di regalare i crediti a chi lavora e di monetizzare in modi diversi”.
A quel punto, quando il “datore di lavoro” ha scelto il lavoratore, a tutti gli altri arriva una notifica che li informa del fatto che il lavoro è stato assegnato.
Chi assegna il lavoro è anche libero di vedere a uno a uno i profili disponibili per un certo tipo di intervento e di inviare la propria offerta soltanto a uno. E per orientarsi nella decisione, l’app offre anche un sistema di recensioni in base a cui i committenti possono dare un punteggio alle prestazioni in modo da creare un network tra i profili fondato su fiducia e capacità riconosciute.
“Nel profilo c’è anche un’agenda settimanale, in cui ogni professionista può indicare le proprie disponibilità”, precisa il fondatore. “Così non c’è il rischio che qualcuno contatti lavoratori già impegnati altrove”.
Al momento, a Doityo, che è un progetto autofinanziato, lavorano 3 persone. Il mercato di riferimento è l’Italia, in cui il servizio è stato lanciato il primo maggio. In due settimane sono stati circa tremila gli iscritti, in varie parti del Paese, soprattutto in Lombardia e Lazio.
Sì, ma cosa ci guadagna l’app? “Chi riceve il lavoro, al momento dell’accettazione, ‘paga’ alla piattaforma un certo numero di crediti a seconda del tipo di incarico e del compenso che riceverà: i crediti - all’inizio ogni iscritto ne riceve gratuitamente 50 - sono poi acquistabili a basso costo, per nuovi lavori, attraverso l’applicazione. Se un mezzo facilita la possibilità di trovare lavoro è giusto che venga ripagato con una piccola ricompensa”.
Ma Alfano non esclude cambi di business model in corsa. “A seconda dei risultati che otterremo con la piattaforma potremmo anche pensare di regalare i crediti a chi lavora e di monetizzare in modi diversi”.