La Corte
Costituzionale dichiarando parzialmente illegittimo l’articolo 3, comma 1 del
Decreto Legislativo n. 23/2015 colpisce una parte rilevante del Jobs Act.
Tale cambiamento
condizionerà i licenziamenti illegittimi per motivi economici e disciplinari
nelle aziende con più di 15 dipendenti.
Cosa prevedeva la normativa?
Con il contratto
a tutele crescenti (introdotto con il Jobs Act nel marzo 2015) qualora il
lavoratore assunto a tempo indeterminato, veniva illegittimamente licenziato,
il giudice dichiarava estinto il rapporto di lavoro (dunque senza più la reintegra)
condannando però il datore di lavoro al pagamento di un’indennità già
prestabilita in base all’anzianità lavorativa.
Cosa prevede ora?
La sentenza della Consulta, le cui
motivazioni saranno depositate nelle prossime settimane, ha bocciato la parte
che stabilisce in modo rigido e predeterminato l’indennità̀ spettante al
lavoratore, ingiustificatamente licenziato, in ragione della sola anzianità di
servizio, in quanto contraria ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza.
La Corte ha stabilito che la norma contrasta con il diritto e la tutela del
lavoro sanciti dagli articoli 4 e 35 della Costituzione.
Spetterà dunque al
giudice calcolare l’indennità di risarcimento, determinandolo su criteri
arbitrari e non più su un mero automatismo definito solo dall’anzianità di
servizio.
Saranno ad esempio tenuti in considerazione alcuni criteri soggettivi
del lavoratore (es. carichi familiari gravosi) e del rapporto di lavoro estinto
(es. licenziamento del tutto ingiustificato).
In attesa delle motivazioni della sentenza e di eventuali
correttivi che il Legislatore apporterà alla norma, torneremo sull’argomento
visto il rilevante impatto che questa modifica avrà sui processi attualmente in
essere.
Synergie Legal Departement
#goodjob
Nessun commento:
Posta un commento