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martedì, aprile 07, 2015

Lavoro agile, cos’è e perché può essere vantaggioso

Lo smart working, ovvero la possibilità di lavorare in modo flessibile e autonomo rivoluzionando spazi, orari e strumenti, è un approccio che consente, in certi casi, di risparmiare tempo, denaro ed energia. Anche le aziende possono ridurre le proprie spese e riorganizzare i propri spazi. Se le imprese italiane adottassero questa filosofia in modo convinto, il Paese potrebbe risparmiare 37 miliardi di euro

Lavorare da dipendenti ma come se si fosse lavoratori autonomi. In termini di spazi, orari, strumenti e responsabilità. È quello che i sociologi chiamano smart working e che in italiano è stato definito, con una formula efficace, lavoro agile.

Nello specifico, lavorare secondo la filosofia “agile” significa, per le aziende, gestire il lavoro dei propri dipendenti in modo completamente diverso.


Vuol dire, per esempio, permettere ai propri collaboratori di entrare e uscire dall’ufficio in orari più elastici almeno in alcuni giorni della settimana, di lavorare in remoto, di utilizzare in taluni casi dispositivi propri (il cosiddetto bring your own device: usare pc, smartphone e tablet propri anche in ufficio) e di organizzare giornate e orari lavorativi in base ai risultati e non all’obbligo di “timbrare il cartellino”.

I vantaggi di un approccio del genere sono evidenti. Chi lavora smart guadagna innanzitutto tempo, perché deve muoversi di meno e può dedicarsi di più alla famiglia, ai figli e a se stesso. In questo modo, raggiungere una conciliazione soddisfacente tra vita e lavoro diventa più semplice.

Oltre al tempo, si guadagna - o si risparmia - anche denaro, perché le spese per gli spostamenti casa-lavoro si riducono - con ricadute positive sull’ambiente - e anche le aziende stesse, trovandosi meno dipendenti in sede, possono gestire in modo più intelligente gli spazi e diminuire i costi da sostenere per l’energia. Inoltre, numerose indagini hanno dimostrato che lo smart working aumenta la produttività dei lavoratori.


Salvo casi che hanno fatto notizia - come quando la ceo di Yahoo!, Marissa Mayer, ha stabilito per i dipendenti della Internet company di ridurre la possibilità di ricorrere al telelavoro - di solito le aziende che accettano di rendere più agile il lavoro tendono a conservare il nuovo approccio.

Stando ai dati 2014 forniti dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, quasi 7 imprese italiane su 10 (il 67%) ha scelto di lanciare iniziative di lavoro agile.

Tuttavia, soltanto l’8% ha trasformato radicalmente il proprio approccio adottando modelli di smart working che comprendono anche un cambiamento ad hoc dell’organizzazione aziendale e un adattamento di spazi fisici, regole aziendali e infrastrutture tecnologiche.

Quanto risparmierebbe tutto il Paese se si adottasse il lavoro agile in maniera diffusa? La stima è impressionante: 37 miliardi di euro. In più, il lavoro in remoto e la riduzione degli spostamenti potrebbe generare un risparmio di 4 miliardi di euro e di 1,5 milioni di tonnellate di CO2 emesse nell’atmosfera.

Certo, il lavoro agile può anche avere effetti negativi. Lavorare in remoto può logorare i rapporti con i colleghi e generare situazioni di isolamento per chi lavora. Non a caso, infatti, in molte città stanno nascendo spazi di coworking proprio per limitare le forme di alienazione che possono nascere dal lavorare da soli - discorso che vale soprattutto per i lavoratori autonomi - e creare nuove opportunità di collaborazione e sinergie.


Al di là dei possibili rischi, lo smart working piace agli italiani. Una ricerca di ContactLab commissionata da Citrix Italia per la Giornata del Lavoro Agile (organizzata il 25 marzo scorso a Milano) ha dimostrato che l’81% dei nostri concittadini è interessato a forme di lavoro agile e il 19% lavora da casa o da remoto (il 78% dei quali ritiene che la modalità smart abbia migliorato la propria vita professionale).

Quasi nove persone su dieci (l’87%) sono convinte che il lavoro intelligente faccia guadagnare tempo, sopratutto quello impiegato in spostamenti, e una percentuale simile, l’86%, pensa che sia un ottimo metodo per arrivare a un buon work-life balance.

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